- 03/01/2019 Francesca Uroni
- CATEGORIE :Cultura, Letteratura
Cristina Vignato
L’intervista di approfondimento del libro “AKASHA La via all’indipendenza spirituale”
Ha ricevuto l’iniziazione e successivamente la Maestria di Registri Akashici e ha terminato la formazione professionale con Brian Weiss in “Terapia della regressione alle vite passate” presso l’Omega Institute di Rheinbeck (New York).
Di sé dice: Mi piace riunirmi con persone con cui scambiare scoperte e conoscenze su argomenti spirituali con leggerezza e sacralità. Adoro parlare di Dio e ballare!
Proprio da questo dunque cominciamo quest’intervista un po’ in punta di piedi per raccontare, Cristina Vignato e il suo libro “AKASHA La via all’indipendenza spirituale” edito da Anima edizioni. (Leggi anche la recensione)
Trattandosi di argomenti particolari e a volte complessi ho voluto sciogliere qualche nodo che mi permettesse anche di presentare ai lettori i molti argomenti che vengono toccati in questo libro.
Parliamo di karma, spiritualità, destino, reincarnazione ed entità superiori. Scegliere da dove cominciare non è stata impresa semplice, cadere nel banale era questione di un attimo, quindi partiamo dalla domanda più ovvia:
Cosa sono i Registri Akashici?
Se Akasha è il grande “magazzino” di memoria dove ogni pensiero, emozione, sentimento, parola e avvenimento resta registrato, i Registri sono i “volumi” che corrispondono a ciascuna anima. In pratica contengono le informazioni relative ogni essere, poi ci sono i Registri Akashici Cosmici dove è contenuta tutta la storia del cosmo. Dobbiamo sempre ricordare che questa informazione è vibrazione, non è parola.
Quali sono le basi da cui partire per poter sviluppare una capacità di connessione con i registri Akashici?
Le basi sono credere che siamo particelle del Tutto che contengono il Tutto e che quindi abbiamo le sue stesse potenzialità. Da questo ne consegue che non siamo mai stati separati dal Tutto e quindi dall’Akasha e che possiamo comunicare con tutti i livelli, anche con il livello della nostra storia animica. Ovviamente non è una comunicazione scritta in una determinata lingua che dobbiamo imparare a “leggere”, ma si tratta di decodificare la vibrazione di luce in qualcosa che abbia un senso per la nostra limitata mente umana. Requisito fondamentale è sapere silenziare la mente, per fare spazio a ricevere dal cuore una vibrazione che arriva diversamente da come siamo abituati a ricevere informazioni, altrimenti rischiamo di sentire solo il suo chiacchiericcio continuo. E’ importante saper usare la mente durante la lettura solo come traduttore simultaneo da vibrazione a parola sensata.
Ho notato che nel suo libro non cade mai in atteggiamenti da “santone” ma rimane sempre molto “scientifica”. Come affronta se c’è, la paura o la possibilità di non essere capita se non addirittura sminuita?
Cerco di esporre le informazioni che ricevo in maniera semplice e se possibile supportate dalla nuova scienza perché voglio arrivare a tutte le persone, non solo a chi è già in un cammino di ricerca e studio. Per alcuni è importante sapere che ciò che da sempre i mistici dicono oggi può essere provato anche da esperimenti di laboratorio (per esempio la prova che non siamo fatti di materia ma di energia in movimento che cambia continuamente forma). I Maestri mi hanno detto di contribuire a fare conoscere la possibilità di accedere all’Akasha ed è questo l’intento del libro: divulgare. Chi come me si espone, rischia di essere incompreso, criticato, giudicato….ma fa parte del gioco: è l’amore che mi muove non la paura, sono due forze opposte. A me non interessa dimostrare nulla, né avere ragione, io sono qui per testimoniare e diffondere questa magnifica apertura, ognuno poi è libero di fare le scelte che ritiene migliori per sé.
Ci sono parecchie persone, nonché autori di libri, che descrivono gli stessi argomenti anche se con qualche differenza. Solo per fare dei nomi, Eileen Caddy fondatrice della comunità di Findhorn, James Redfield autore della Profezia di Celestino e relativa guida, ecc… si può quindi dire che tutte queste teorie siano legate da una matrice comune?
Diciamo che l’Akasha esiste da sempre, è l’origine del conosciuto, potrebbe essere definita come la mente di Dio, il Tutto, la Matrix Divina…tutte parole che cercano di spiegare come nulla vada perso negli Universi. “In principio era il verbo” cioè la vibrazione che diventa suono e luce e che contiene già tutto, ecco cos’è Akasha. Nell’Akasha tutta l’informazione è disponibile sempre, bisogna saperla prendere e chi la sa prendere trova la verità. La verità può avere mille forme perché mille sono le coscienze che la ricevono ma la sostanza è quella. Ogni persona troverà il modo più consono alla sua formazione per esprimere gli stessi concetti, ed è questo il bello: siamo tutti Uno e allo stesso tempo possiamo esprimere la nostra individualità che risuona o no con altre individualità..c’è posto per tutti!
Nel suo libro affronta parecchi argomenti a volte spinosi soprattutto se analizzati da un punto di vista religioso. Vediamone alcuni:
Dal suo libro: “Cayce non vedeva il karma come un debito da pagare ad ogni costo, ma come un bagaglio di ricordi che può essere alleggerito nell’agire il proprio libero arbitrio.” Quindi la diatriba tra destino e libero arbitrio non ha motivo di esistere?
Il confine è sottile, cerco di spiegare. Se nasciamo con un certo bagaglio di ricordi di esperienze (che non sappiamo di avere) è chiaro che non nasciamo liberi, ma condizionati, quindi con una linea di “destino” molto probabile. Durante la vita incarnata inizia il processo di evoluzione e l’anima vuole disfarsi del bagaglio per tornare ad essere libera. Se ci risvegliamo al ricordo di noi (noi non siamo la nostra storia o la somma delle nostre esperienze ma spiriti liberi) possiamo deporre il bagaglio e procedere leggeri, invece se restiamo nell’ignoranza nemmeno sappiamo di avere un bagaglio pesante e la vita non perderà occasione per farcelo vedere. Se siamo proprio testoni magari il bagaglio si manifesta nel corpo: le malattie, oppure nella ripetizione di situazioni sempre uguali. Se ancora non abbiamo capito ci vorranno più incarnazioni, abbiamo sempre la possibilità di risvegliarci al ricordo di noi e da lì agire secondo il nostro libero arbitrio non più condizionati dal bagaglio. Il libero arbitrio che agiamo è più potente del bagaglio che ci portiamo appresso, ma per agire davvero dal nostro libero arbitrio bisogna che ci risvegliamo. Accedere ai propri registri akashici ti aiuta a comprendere chi sei, a liberarti del bagaglio e a compiere scelte incondizionate, dal cuore. Non è necessario che tu ricordi tutti i dettagli dei tuoi viaggi di incarnazione ma, portando a livello conscio nel momento presente cosa ha generato quel disequilibrio, tu hai la possibilità di scegliere se continuare a manifestarlo oppure no. In questo la teoria di Cayce e la mia si contrappongono alla teoria del Karma secondo cui tu sei destinato a certe cose come effetto delle tue scelte passate e non hai altra scelta. Ciò che hai sperimentato (e che ad un certo livello ricordi, cioè il bagaglio) influenza le tue scelte e quindi sì, in un certo senso tu avrai la tendenza a compiere certe scelte più di altre, ma hai sempre la possibilità di risvegliarti e modificare la tua scelta, quindi cambiare il tuo “destino”. Personalmente non credo che un’intelligenza e un amore infinito come la Forza Creatrice (o Dio per capirci) possa limitare la sua stessa creazione, è un controsenso.
“Non esiste niente come il caso o la fortuna, esistiamo noi come co-creatori dell’universo in cui viviamo e i nostri pensieri/emozioni creano la nostra realtà percepita.” Possiamo dire che il pensiero positivo attrae eventi positivi (e lo stesso dicasi per i pensieri negativi) anche se questo concetto è spesso contestato da molti psicologi?
La legge di risonanza è infallibile: il simile attrae il simile, due strumenti musicali risuonano solo se sono accordati alla stessa frequenza. Perciò se pensiamo e sentiamo “positivo” emaniamo positivo ed entriamo in risonanza col positivo e quindi questo si manifesta nella nostra vita. Ma attenzione: il sentire è importante quanto il pensare per ottenere la coerenza di emissione: se ci imponiamo di pensare positivo ma dentro di noi non ci crediamo, emaniamo dissonanza interna che entra in risonanza con quella esterna, e questo manifesterà dissonanza (ossia blocco) nella nostra vita. Questo è ciò che accade quando ci sentiamo bloccati: consciamente vogliamo una cosa ma il nostro subconscio la pensa diversamente. Anche per questo è importante il lavoro con i Registri Akashici, per capire cosa vuole davvero la tua anima, o perché la tua mente subconscia boicotta i tuoi progetti. Leggere i nostri Registri Akashici ci insegna a considerare le cose non solo dal nostro punto di vista, ma da una visione più aperta alle infinite possibilità di manifestazione. Plasmare il nostro modo di pensare verso la possibilità piuttosto che verso l’impossibilità ci aiuta a manifestarla, e per fare questo è necessaria una diseducazione della mente condizionata per aprirla allo sconosciuto. Quando apriamo i nostri Registri, immediatamente percepiamo l’amore incondizionato che ci avvolge e questo aiuta a sciogliere qualunque cosa, qualunque cattiva abitudine, non c’è niente di più potente dell’amore.
Se “Gli altri sono i nostri maestri” allora le mancanze, le necessità o i pregi degli altri ci permettono di creare un’autocoscienza che migliora noi stessi?
Gli “altri” non appaiono a caso nella nostra vita. Sempre ci offrono la possibilità di vedere o di scoprire aspetti di noi, o perché li manifestano o perché li nascondono. Sta a noi accorgerci di cosa ci succede quando l’altro manifesta questo o quell’altro aspetto di sé e come ci tocca, se ci tocca. Gli altri sono occasioni per vedere oltre il nostro piccolo punto di vista, e per questo proprio coloro con cui fatichiamo di più a relazionarci possono essere preziosi maestri per noi. L’altro non è separato da noi e se compare nella nostra storia di vita un motivo c’è, magari può essere un esempio a cui possiamo ispirarci per evolvere, oppure l’altro agisce una scelta di vita che oggi a noi è totalmente estranea ma che ci ha riguardato e ci offre la possibilità di sviluppare la compassione..qualunque sia il suo ruolo l’altro ha sempre a che fare con noi.
“Imparare a vedere le cose per quello che sono frenando l’impulso di giudicarle giuste o sbagliate ci permette di vivere l’esperienza, non di vivere l’idea dell’esperienza stessa.” In un’epoca in cui il giudizio è all’ordine del giorno soprattutto sui social come si può frenare l’impulso al giudizio?
Si può frenare educando il nostro pensiero. C’è un grande differenza tra giudizio e discernimento. Il giudizio proviene dall’ego che vive nella paura ha necessità di porre etichette per sentirsi migliore, il discernimento proviene dallo spirito che di fronte ad una situazione agisce in un determinato modo operando una libera scelta. Si può avere discernimento e dissociarsi da certe persone o cose senza giudicarle, cioè senza entrare nel merito perché così facendo non ci si apre alla visione più ampia di cui parlavo prima. Se qualcuno compie un’azione che non ci corrisponde possiamo prenderne atto e allontanarci : questo è discernimento, una libera scelta che ci permette persino di arrivare a sentire compassione per lui perché comprendiamo che si trova nel buio dove anche noi siamo stati. L’altra possibilità è che lo giudichiamo attribuendogli tutto il peggio e questo ci situa in una vibrazione più bassa, dell’ego che si sente separato dall’altro e migliore, una vibrazione di rabbia o odio simile a quella di colui giudichiamo, che non ci è utile e non serve a cambiare le cose. E’ chiaro che tutti abbiamo degli automatismi perché siamo condizionati: per esempio appena vediamo qualcuno di sconosciuto per strada automaticamente la mente lo etichetta e lo giudica, l’importante è accorgersene e fermarla perché altrimenti non sto veramente vedendo quella persona ma sto avendo un’esperienza fittizia perché filtrata dal mio giudizio. Ricordate come si salutavano in Pandora nel film Avatar? Non dicevano ciao, che deriva da schiavo ovvero “io sono il tuo servo”, ma “io ti vedo” ossia io sono presente e mi accorgo di te così come sei. C’è una bella differenza! I social non sono né buoni né cattivi: sono un ottimo metodo per accorgerci a che punto siamo del nostro risveglio: seguo quello che sento o quello che fanno gli altri? Sono obbligato a esprimere un like oppure sono libero non farlo? A chi sto dando il mio potere? All’ego o al Sé? Sono sempre libero di scegliere..
“Percezione della abbondanza”, ossia, semplificando un po’, “godere di ciò che si ha”. È possibile nell’epoca del consumismo?
Certo che è possibile! Ma attenzione: essere grati non significa accontentarsi.. significa sviluppare la gioia e la contentezza per ciò che si è, condizione necessaria per manifestare quello che davvero si desidera. Ancora una volta non è l’ambiente esterno ad avere potere su di noi, ma il contrario e anche il consumismo può essere un’occasione per risvegliarci al nostro potere di co creatori! “Forse non ho bisogno di tutte quelle cose che vogliono vendermi per essere felice..”questa è la domanda che dobbiamo porci di fronte al martellamento dei media e di un sistema che si autodistruggerà con le sue stesse armi. E sta già accadendo, come era previsto che fosse.
Affronta anche l’argomento reincarnazione nonché la teoria secondo cui saremmo noi (la nostra anima) a scegliere quale vita vivere anche quando si tratta di una vita difficoltosa. Come reagiscono le persone davanti a questa possibilità? E’ forse uno dei punti più difficili da accettare tra quelli di cui parla…
Potrebbe sembrare che abbia scritto che le persone devono accettare di aver deciso di sperimentare sofferenza, in realtà non è così. Le cose non vanno viste in questo modo, anche se è come la maggior parte delle persone percepisce queste affermazioni. L’anima non sceglie di soffrire, l’anima sceglie l’apprendimento che le serve sperimentare in forma umana. Una vita che giudichiamo difficoltosa può essere l’unica possibilità che l’anima trova per sperimentare certi sentimenti o per riequilibrare certi aspetti energetici e tornare ad essere intera pur nell’apparente frammentazione. Potrebbe essere il modo che l’anima sceglie perché la persona incarnata provi una vera compassione, perché possa sperimentarsi in possibilità che non ha mai potuto vivere prima. In realtà la sofferenza è umana non dell’anima: si soffre quando non si accetta, si soffre quando ci si identifica con la storia personale, ma quanto amore si può invece sperimentare pur nel dolore se si riesce ad andare oltre e si permette che la vita sia? Quando faccio le letture agli altri sono sempre estasiata dal vedere in che modo amorevole le Guide forniscono le risposte ai loro quesiti: da quella vibrazione d’amore incondizionato anche le situazioni più difficili vengono accettate ed accolte, si crea la pace. Ecco quindi che l’amore permette che tutto sia come dev’essere, ponendo fine alla sofferenza, questo che vedo accadere è davvero un miracolo. Un miracolo umano/divino.
Tutti questi argomenti e molti altri di cui parla nel suo libro, si possono collegare alle religioni tradizionali? Sono conoscenze a cui ci si può approcciare in simbiosi con il proprio credo indipendentemente da quale esso sia, oppure diventa necessario fare delle distinzioni?
Akasha viene prima e contiene tutto: tutte le credenze, le fedi, le religioni, tutto. Per leggere i Registri Akashici non serve appartenere a un credo o a una religione specifica, basta avere un cuore aperto e una mente silente. Ogni messaggio poi verrà ricevuto secondo la propria coscienza e le proprie credenze, ma questo è ovvio: siamo dei canali umani con dei limiti perché abbiamo anche una forma densa, fatta di mente e corpo. Le nostre letture saranno “colorate” con le nostre credenze religiose, se le abbiamo. Pensiamo a Cayce: un uomo che ogni anno leggeva la bibbia dall’inizio alla fine (e probabilmente nessun altro libro) logicamente tutto ciò che riceveva era filtrato da un imprinting, ma ciò non esclude che le sue letture contengano delle verità universali.
La spiritualità unisce, la religione divide. Cosa ne pensa
Penso che sia sempre l’uso di ciò che uno fa delle cose a fare la differenza: la religione può anche unire le persone se le porta a sviluppare i propri talenti di esseri amorevoli ma se è usata come segno distintivo per separare gli uni dagli altri, certamente non porterà le persone a riconoscersi come tutti facenti parte dell’Uno. In passato e nel presente le persone continuano ad odiarsi per vari motivi e la religione non ha giocato un ruolo unificatore in questo, anzi è accaduto e accade che fomenti questo odio. E’ importante che gli esseri umani si ricordino che sono esseri spirituali divini incarnati, in viaggio verso la felicità, ognuno secondo il proprio credo e che si risveglino per non fare il gioco del proprio e altrui ego ma per aprirsi alla saggezza e alla bellezza del proprio vero Sé. Essere coscienti della propria comune appartenenza allo spirito ci rende davvero tutti sorelle e fratelli a prescindere da quali siano in questa vita le nostre appartenenze religiose.
Grazie a Cristina Vignato